SEGNALAZIONE USCITA: Della stessa sostanza dei padri (poesie al maschile)
Titolo: DELLA STESSA SOSTANZA DEI PADRI (POESIE AL MASCHILE)
Autore: DAVIDE ROCCO COLACRAI
Editore: Le Mezzelane Casa Editrice
Dalla Postfazione di Maria Grazia Beltrami (Capo editor Le Mezzelane CE)
Civile è la poesia di Davide Rocco Colacrai, uno dei pochi poeti contemporanei la cui voce risuona come un diapason dentro la mia anima. La sua poesia è un “la” puro, preciso, perfettamente intonato. Versi che escono da una penna elegante, che incastona persone, avvenimenti, sensazioni, istituzioni, osservazioni in frasi nelle quali ogni parola è al suo giusto posto, ha il suo giusto peso. “Della stessa sostanza dei padri” è la terza silloge di Davide sulla quale lavoro – lavoro, termine inadeguato per quello che è un autentico piacere: di lettura, di confronto intellettuale, di riflessione. Spero che tutti coloro che sono arrivati fin qui, a queste mie poche parole, siano stati, come me, sorpresi dalle lacrime; abbiano sentito il cuore battere più forte e abbiano a loro volta provato la pietà, la rabbia, la malinconia, il desiderio di riscatto che ho sentito dentro di me. Che siano, in altre parole, stati spinti da questi versi a diventare cittadini migliori.
Dalla silloge
Cristo con violino – dedicata a Baris Yazgi1
[Sono] il primo giorno di scuola di un piccolo uomo che ha vergogna a parlare2
Sento l’onda che veglia sull’incontro dei miei ultimi batticuori
con le sue variazioni d’azzurro
dove non c’è ritorno,
il mio nome che si allunga in pentagramma
per quelle creature che attendono il cielo,
l’orizzonte che sconfina nel vuoto
prima di essere nostalgia,
sento il giorno che non ha rotta
e l’istante in cui sospeso come una goccia
lascio farmi sogno.
Sono un Cristo che ha per croce un violino,
le sue corde il mio pane quotidiano,
la sua voce il mio perdono,
leggero come polline di conchiglia
mi lascio trascinare dove le stelle marine
sono fiori che cantano l’amore
e il mondo è uno schizzo che ha smesso di bruciare,
capovolto nella tela d’ombra che scintilla
e ovattato come il desiderio di una carezza
che desiderio resta.
Sento il mio corpo liquido, senza sartiame,
e assoluto,
quasi una lacrima che scivola sui polpastrelli del mare
mentre il sole dipinge il suo raggio
con cui mi trafigge
e mi ritrovo sposo senza promessa e senza vestito,
un albatro di bruma che si tende oltre l’onda, dove i ricordi non sono ancora nati e gli occhi tacciono,
mentre le dita predicono un’eco della mia terra.
1 Baris Yazgi – un ragazzo curdo di 22 anni – è stato ritrovato nelle acque che bagnano l’isola di Lesbo abbracciato al suo amato strumento, il violino, dopo che l’imbarcazione di fortuna sulla quale viaggiava è affondata. Il sogno del ragazzo era quello di raggiungere il Belgio per iscriversi a una scuola di musica e imparare a suonare alla perfezione il violino.
2 Sono anni che ti aspetto, Fabrizio Moro
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