Tra acquarelli e parole – Ottavo incontro

Acquarello di Luigia Granata

Poesia di Ilaria Biondi

È nel canto la nostra pelle 

Ci siamo lasciate crescere i capelli 
serpi di mistero sui seni generosi, 
manto di luna sui larghi fianchi 
mentre il vento soffia anima 
e danza la voce selvaggia 
nelle foreste che annusano  
la Terra. 
Sanguiniamo senza morire 
nel peso della notte 
che imbratta le ossa dei nostri figli 
di travagli e antica memoria 
| vagabondando adagio  
coi seni a lutto e il ventre in attesa | 
Dee vulnerabili con fame di fuoco 
doglie assetate di luce~abisso 
conficchiamo mani e vene 
nelle radici dormienti della quercia. 
Tra le fragranze di oracoli 
colati dentro caverne di stelle 
le nostre bocche di lupa silvestre 
schizzano semi di vita 
sui calici annodati  
al cerchio sacro delle Sorelle.

Favola di Alessandra Montali

Il mago Josef

Il mago Josef aveva incontrato Joshua l’anno prima, mentre passeggiava nella brughiera. C’era qualcuno che invocava aiuto nella nebbia. “Chi grida?” “Vicino alla grande quercia, presto!” Il mago si affrettò e trovò un coniglio intrappolato in una tagliola. Cercò con lo sguardo intorno a sé la voce che aveva udito. “Puoi aiutarmi, per favore?” la voce apparteneva al coniglio. Il mago esterrefatto impose la bacchetta e la trappola si aprì. “Sarei finito in putacchio col finocchietto selvatico se non fosse stato per te. Ti sarò debitore per tutta la vita.” “Come… ti …chiami?” balbettò Josef.“ Joshua. “ e saltò dentro il cappello nero del mago. Josef girò le piazze di tutto il mondo col nuovo amico il quale non rivelò mai al pubblico di saper parlare, ma mostrò di saper eseguire alla perfezione tutti i comandi, facendo di Josef il mago più famoso di quel tempo. Dopo un anno Josef era diventato molto ricco e si era fatto costruire un castello per sé e per Joshua. Non gli aveva mai chiesto nulla perché fosse un coniglio parlante. Sapeva che quando si fosse sentito pronto gli avrebbe raccontato la sua storia.“ Ero un cavaliere al servizio del re. Purtroppo la “strega dei calici” si innamorò di me, ma il mio cuore apparteneva a Gioia “la fata dello spicchio di luna” e perciò la respinsi. Io fui trasformato in coniglio e la mia amata relegata nella sua falce di luna in un luogo segreto.” Gli rivelò una sera all’improvviso. Josef rimase colpito, in fondo lui era nato mago, doveva solo capire come distruggere la strega. “Il suo punto debole sono i calici. Se loro verranno rotti lei cadrà in pezzi… purtroppo però sono indistruttibili.” Spiegò Joshua. Josef chiese alle “fedeli maschere dagli occhi chiusi” dove si nascondesse la strega e loro gli risposero che la nuova dimora era nella grotta dell’ “albero parassita”. Rivelarono anche che per distruggerla non occorreva rompere i calici, bastava rubarli e farla rimanere senza; inoltre le maschere consigliavano di approfittare quando, come ogni giorno, prima dell’alba, avrebbe fatto joga, illuminata dallo spicchio di luna. Josef indossò il cappello a punta rosso, gli occhi gli divennero all’improvviso verdi, fece entrare nel cappello nero Joshua e con un colpo di bacchetta si ritrovarono proprio in prossimità della grotta. Videro la strega in abiti succinti in verticale. Teneva i calici, da cui non si separava mai, in equilibrio sugli avambracci. Il mago impose la bacchetta, ma i calici non gli ubbidirono e restarono al loro posto. Sopra l’albero parassita brillava uno spicchio di luna e una fanciulla bionda faceva sbocciare con le sue lacrime, cuori sui rami.“ Lei è la mia amata!” sussurrò Joshua.“Dobbiamo approfittare adesso. Tra poco sarà l’alba e lei ci scoprirà. Quindi ora voleremo sopra la strega e le ruberemo i calici.” Spiegò Josef. Alzò la bacchetta, si trovarono in alto sopra la strega e in un attimo presero i bicchieri, mentre all’istante la strega si sgretolò, l’albero appassì, la fanciulla ritornò sulla terra e Joshua si trasformò nel bel giovane biondo che era stato. Felici si abbracciarono e ritornarono al castello, per vivere a lungo felici e contenti. E i calici? Furono messi nella sala più grande del castello, come vasi di fiori, per ricordare che l’amore e la bontà vincono sempre.

Racconto di Paco Siddi

Tra sogno e realtà

Era una domenica mattina e sentivo nel cuore una grande tristezza .Mi affacciai alla finestra, per guardare fuori, perdendomi nella contemplazione della natura che si stava risvegliando dal lungo inverno. La primavera stava esplodendo , le gemme si erano trasformate in fiori profumati e l’aria si riempiva di colori e profumi. Mi infilai la tutta e uscì a fare una passeggiata fuori dal paese, lungo una stradina di campagna. Mi sedetti sul prato dove c’erano fiori di ogni colore, tra i quali dominava il giallo dell’acetosella e il rosa intenso delle orchidee selvatiche che spuntavano qua e là . Il sole brillava e riscaldava il mio cuore e la mia mente , alzai gli occhi e scrutai il cielo, non riuscivo a capire che cosa mi stesse accadendo mi sentivo strana , diversa, come se avessi perso la memoria . Ad un certo punto un raggio di luce intensa mi investi e allora mi senti attirare verso l’alto e salì velocemente lungo quel raggio di luce. Mi ritrovai al centro di una foresta, sentivo un dolce profumo di fiori di lillà, di rose ,di gelsomino e di lavanda appena sbocciati e una dolce melodia aleggiava nell’aria. Mi sembrava tutto surreale , all’improvviso delle luci mi circondarono e una strana energia mi avvolse con un piacevole calore. Cercai di capire dove ero , feci un lungo respiro e mi resi conto che le luci erano dei bagliori , che a produrli erano donne vestite con abiti dai colori sfavillanti.

<Lasciatemi! Io, non vi conosco>

<Tu! non ci conosci, ma noi conosciamo te>

<Che volete?>

<Ciao, non aver paura, io sono la maga Neire>

Mi girai rimasi ferma ad osservarla… La maga indossava un lungo vestito azzurro con fiori gialli, un turbante rosso in testa e al collo uno strano medaglione. La mia attenzione fu catturata dallo strano bastone, decorato e colorato che la maga aveva in mano, non riuscendo a trattenere la mia curiosità le chiesi cosa fosse. Sorrise e mi rispose:

<Questo, che apparentemente sembra un banale bastone, in realtà è la mia bacchetta magica, quella che utilizzo ogni volta che desidero aiutare le persone e chiunque chieda il mio aiuto. La bacchetta è in grado di creare e dirigere l’energia per realizzare i tuoi desideri, ma serve grande volontà anche da parte tua, perché da sola non può fare nulla> Ascoltavo la maga con grande attenzione ero affascinata dalle sue parole. Si girò verso l’orizzonte e disse:

<Oltre all’orizzonte ci può essere tutto ed è talmente bello, profondamente travolgente, c’è vita, gioia, energia, luci, colori>.

A quel punto le donne con gli abiti colorati come fiori, che amano il sole, la luce, cominciarono a danzare a raccontare di vita di emozioni con tante storie l’una dentro l’altra. La maga mi sorrise e mi fece una carezza. A quel punto io persi conoscenza e quando mi svegliai mi ritrovai in mezzo al prato, mi sembrava di essere risuscitata da uno stato di straniamento generale. Perché ogni risveglio si porta dietro una piccola parte di rinascita. Per una nuova vita. Tu! Respirala, amala, vivila.