Elisabetta per sempre Regina – Antonio Caprarica

Elisabetta II è da sempre una figura femminile che attrae la mia curiosità perché in lei trovo riunite una grandezza straordinaria (il prossimo anno sarà la prima sovrana britannica a raggiungere il traguardo del giubileo di platino, ovvero 70 anni di regno) e una solitudine immensa. Dietro quel suo viso impassibilmente regale, così poco incline al sorriso, impossibile per noi “comuni mortali” comprendere cosa pensa, cosa desidera, se è mai stata felice o abbia sognato di esserlo, domande esistenziali che temo abbia rinunciato a porsi per assolvere fino in fondo il compito di erede al trono che si è assunta poco più che ragazzina. La sua personalità di giovane donna allegra, estroversa, dotata di ironia, si è fusa intimamente con la corazza di regale dignità e servizio al pubblico che ha indossato ancor prima di diventare regina, trasformandola radicalmente. Il suo è un sacrificio gigantesco compiuto in nome del senso del dovere, ”servirò il mio paese fino all’ultimo respiro”, le sue parole… Ad affiancarla in questo compito, dal 1947 fino alla recente scomparsa, c’è stato il duca di Edimburgo, Principe Filippo, sempre due passi indietro, come prescritto dai rigidi protocolli, poiché nonostante i ripetuti tentativi, Elisabetta non è mai riuscita a ottenere per lui il titolo di principe consorte. “Gli inglesi non sanno quanto gli sono debitori, per ciò che ha fatto e per come mi ha aiutata a svolgere il mio lavoro”, così si è espressa la Regina… In effetti ho scoperto che si trattava di un uomo particolarmente abile nell’intercettare i cambiamenti della società britannica; molto attento all’innovazione tecnologica, è stato il primo a intuire l’importanza di catturare l’attenzione delle masse televisive. Per questo motivo ha spinto in modo decisivo per ottenere la diretta tv dell’incoronazione e nel 1961 è stata sua la prima intervista televisiva rilasciata. Aveva capito la necessità per la monarchia di ammodernarsi, di apparire più vicina ai sudditi comunicando con loro utilizzando i mezzi moderni pur senza rinunciare alle sue ritualità. Venuto meno il prezioso consorte, Elisabetta porta comunque avanti l’impegno di tenere fede ai due compiti che si era assegnata fin dall’inizio: conservare alla monarchia il ruolo di simbolo dell’unità nazionale, preservare il futuro della casa regnante. Ma quante possibilità ha di riuscirvi? Quel che è certo è che oggi, per la prima volta da 300 anni, assistiamo alla possibilità concreta che la Scozia seceda, poiché mette il suo legame con l’Europa davanti all’atto d’unione stipulato nel 1703. Così come siamo di fronte al paradosso che la Regina non ha alcun potere reale, né politico, può limitarsi a consigliare durante l’udienza settimanale col Primo Ministro, ma non può farlo rivolgendosi al popolo. Non le è permesso pronunciarsi sui referendum e deve accettare qualsiasi decisione del Parlamento. Queste sono le sue prerogative costituzionali, l’unico strumento di cui veramente dispone è il suo potere d’immagine. La permanenza dei Windsor a Buckingham Palace finché Elisabetta sarà in vita nessuno la mette in dubbio, ma dopo, cosa potrà accadere? A quel punto, chiunque si troverà a prendere il suo posto, avrà il problema enorme di considerare che una pagina della monarchia si sarà chiusa definitivamente, ne andrà aperta una nuova e come disegnarla sarà molto difficile. La casa regnante inglese ha a che fare intimamente con la storia del paese ma nel momento in cui con “Lei” perderà un valore straordinario di memoria catalizzatore delle nostalgie imperiali, avrà ancora una funzione? In pieno ventunesimo secolo non rischierà di diventare un anacronismo?

Con grandissimo piacere mi sono aperta a tutta questa serie di conoscenze, riflessioni e interrogativi, grazie alla brillante e accurata presentazione del libro “Elisabetta. Per sempre Regina”, effettuata in prima persona da Antonio Caprarica durante il collegamento online con la Fiera del Libro di Cremona.

Lucia Dallabona