l 2 febbraio si celebra la ricorrenza della Candelora, una delle tante festività che il cristianesimo assorbì dal paganesimo. In origine si chiamava Imbolc e apparteneva alla cultura celtica. In questo articolo vorrei spiegarvi brevemente chi erano i Celti e qual era il significato di Imbolc.
I Celti sono il primo popolo europeo a Nord delle Alpi di cui esistano documentazioni storiche scritte, seppur redatte a partire dai secoli VI e V a.C. da Greci e Romani. Non possediamo fonti dirette giacché essi avevano il divieto di mettere per iscritto la loro storia e cultura, come vi ho già spiegato in “Perché Il calderone di Keriddwen?”. Non si conoscono nemmeno le reali origini di questa stirpe. Secondo alcuni studiosi discenderebbero dagli Indoeuropei, ma io non sono d’accordo: con il loro arrivo gli Indoeuropei cancellarono il dominio delle popolazioni antecedenti il loro insediamento (come ad esempio quella minoica in Grecia), abolirono il culto della Dea Madre e il matriarcato venne sostituito dal patriarcato. Gli storici concordano nel datare al 1200 a.C. l’arrivo degli antenati dei Celti in Europa (civiltà di Hallstatt). Suddivisi in varie tribù, i Celti arrivarono ad occupare un territorio che si estendeva dall’Irlanda alla Turchia, dal Belgio alla Spagna e l’Italia settentrionale fino alle valli del Po. Arretrarono solo di fronte all’avanzata romana, cedendo prima l’Italia Cisalpina, poi quella Transalpina, la Galizia, la Gallia propriamente detta e la Britannia. La Britannia in realtà non divenne mai un vero e proprio protettorato romano, la Scozia (quella al di là del Vallo di Adriano e di Antonino) riuscì a frenare l’espansione nemica, mentre l’Irlanda non ne fu mai coinvolta.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, conserviamo un retaggio celtico più ricco di quanto si creda. Sono sopravvissuti molti toponimi nella loro lingua. Brescia deriva dal nome della tribù laggiù stanziata: i Brixi. Milano, il cui corrispondente latino era “Mediolanum”, deriverebbe in realtà dal termine “medionemeton” e “nemeton” era detto il bosco sacro dei Celti. Ci sono esempi simili sparsi in buona parte d’Europa. Sono giunte a noi anche saghe letterarie intere, come i racconti gallesi del Mabinogion e le avventure dell’eroe irlandese Cú Chulainn, grazie ai bardi che da sacerdoti/poeti preposti alla tradizione della cultura celtica si reinventarono come cantori di corte. Anche il ciclo arturiano e “Tristano e Isotta” sono frutto del genio di quell’antico popolo, ma, contrariamente alle altre saghe testé citate, subirono una forte cristianizzazione.
Per rendere più rapida e indolore l’opera di evangelizzazione in quei luoghi tanto lontani da Roma, si decise di adottare molte usanze e tradizioni locali. Ricordate la Madonna nera di Czestokowa a cui era tanto devoto Giovanni Paolo II? Deriva da un diffuso culto pagano. Presso i Celti, il tre era un numero sacro e gli dei avevano tutti una triplice forma (o manifestazione): la dea della luna, ad esempio, veniva rappresentata con un volto bianco, uno nero, uno metà bianco e metà nero a simboleggiare le diverse fasi del nostro satellite. Il culto delle Madonne nere, dunque, deriverebbe da quello della dea lunare con il volto scuro.
Il Cristianesimo si è impossessato anche delle più importanti ricorrenze del calendario celtico: Samhain divenuta oggi Ognissanti, Imbolc ora nota come la Candelora, Beltane (l’antica Calendimaggio) e Lugnasad, che cadeva tra fine luglio e inizio agosto. Inoltre i Celti festeggiavano anche i solstizi e gli equinozi. Imbolc cadeva nel periodo compreso tra il 31 gennaio e il 2 febbraio, era dedicata alla Dea Madre e celebrava l’imminente risveglio della natura. Alla dea si chiedevano raccolti abbondanti, salute per gli animali, latte per sfamare sia i piccoli che capre e pecore avrebbero partorito il mese seguente, sia i neonati concepiti durante la notte di Beltane. Per l’occasione venivano accesi dei grandi falò sulle alture e nel corso di quella notte avveniva l’iniziazione delle donne, dei bardi e dei guerrieri. Questi ultimi bevevano un intruglio ottenuto mescolando vino, miele, acqua, una farina chiamata bragawd e, secondo alcuni studiosi, venivano aggiunte anche delle erbe allucinogene per indurre a sognare gli dei: il rapporto col divino e con la magia era importante presso questo popolo.
Per oggi mi fermo qui, ma vi aspetto alla prossima puntata e poi a maggio con il Calendario Celtico e i fuochi di Beltane.
Un abbraccio a tutti.
Elisabetta Ferri