Una poesia come linguaggio, connotativa tra il reale e la nominazione del fantastico, nell’incontro stilistico musicale della parola nel magma del sentire umano; dove le ambizioni ideative e l’impegno stilistico sono evidenti nell’arte poetica rivolta alla vita; la vita intesa come energia dirompente e liberatrice “generata dalla forza spontanea delle sue proprie motivazioni” (Mario Luzi).
La vita del poeta Alfredo Rienzi come la vita delle sue poesie nascono dall’osservazione sofferta o meglio dalla sofferenza nella quale si inviscera e si identifica la gioia stessa, con cui guarda allo spettacolo della vita e dei suoi problemi. Nello spettacolo cosmico della natura, che è spettacolo eterno e ci accompagna nel nostro vivere quotidiano, che poi è come il “guardare la luna d’ottobre o una rondine”.
Vita che troviamo nella filosofia estetica: ritengo che questa sia il segno rivelatore della sua poesia, quella capacità di nominare le cose anche più comuni con innocenza e senso di stupore. Le “cose” si caricano di virtù evocative; l’albero, le radici, il tronco, le foglie e ancora i cinguettii, un nibbio, il ferro o il fango, gli argini gli insetti, si elevano a occasione e motivo di lirica in quella riflessione e penetrazione contemplativa divenendo segni e trasformando in realtà un mondo invisibile nei fasti analogici dell’Io inconscio, su cui si sono formati in passato i canoni della poesia ermetica.
La poesia di Alfredo Rienzi diventa in questo modo mezzo espressivo d’eccezione in quanto la grammatica del “verbum” della parola aderisce pienamente e spontaneamente alla grammatica dei sentimenti, nell’eliminare il superfluo il troppo il vano, le ridondanze, i riempitivi sintattici, mutando la pulsione, la tempesta interiore il magmatico dionisiaco nella calma suprema della catarsi apollinea; in altri termini trovo rara questa capacità di convertire l’oggetto della sua osservazione la vita e la realtà il mondo in parola; “ tu non ci dai il mondo perché ne godiamo ce lo affidi affinché lo mettiamo in parola” (Joseph Maria Valverde).
La scrittura di Alfredo Rienzi è vera poesia mai serva di versi troppo studiati o dalla rima stessa ma tende al massimo nell’energia allusiva- evocativa che diventa espressività e vita.
Claudio Ardigò Critico Letterario