Dalla prefazione
Esistono ancora i giovani? Esistono e scrivono poesie per giunta.
La poesia è un vuoto, in questo caso esistenziale. Alla desertificazione dell’era postindustriale opponiamo un egotariato infantile e stirneriano, articolato nelle diverse individualità che si esauriscono e si esautorano nell’atto stesso, fenomenizzandosi. Yawp non è protesta, non è l’antitesi hegeliana che muove la storia, Yawp è oblio, conclusione che rifiuta di farsi inizio, eco di voci passate che rimbomba nel vuoto, come nella barbarie, echeggiando l’impero, risplendeva la sua perduta grandezza.
L’urlo barbarico, è un urlo che squarcia gola e petto, l’urlo di giovani che non sono annoiati, ma indignati, che si sentono abbandonati dalla società… un urlo scaturito dal percepire forte il vuoto dei giorni che corrono effimeri, l’urlo barbarico è il male di vivere di giovani che sentono le lame della fredda realtà conficcarsi nell’anima sensibile.
L’urlo barbarico è l’urlo che non tace, che si fa ascoltare, un urlo che odora di droga, di ricerca incessante, di morte, lo sfogo di chi non si abbandona alla monotonia del tempo inesorabile. In questa antologia c’è tutto il dramma di giovani che sopra-vivono.
Ascoltate l’urlo!
Moka
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