Questo è uno degli Arcani Maggiori che maggiormente impaurisce e che per tanto tempo ha inquietato anche me, almeno finché non ho cominciato a notare alcune particolarità.
Una piccola premessa. Mi sono avvicinata da poco a questo mondo e ho voluto iniziare con i Tarocchi Marsigliesi di Camoin, restaurati con la collaborazione di Alejandro Jodorowski. Devo dire che il metodo di questo maestro, sia di studio che di interpretazione, mi stanno dando grandi soddisfazioni e mi stanno aiutando ad affrontare i difficili tempi odierni.
Dopo avervi scritto delle mie personali impressioni legate all’Appeso, oggi vorrei condividere con voi le riflessioni che ho fatto di recente attorno alla lama XV.
Come tutti coloro che sono cresciuti influenzati dalla cultura cristiana, il diavolo viene recepito come una figura assolutamente negativa, perché nel corso dei secoli è stato trasformato nella summa di tutti i concetti negativi. È il simbolo del peccato, della mancanza di fede, della perdizione dell’anima. Ciò diviene vero se non facciamo nulla per rimediare ai nostri errori. Se si persevera con ego, egoismo, chiusura mentale, autoritarismo, avidità, odio, rabbia, rancore, invidia, arrivismo (ecc. ecc.) ovvio che ci si danna! Tuttavia se ci si ridesta e ci si rende conto dell’assurdità delle nostre azioni, dei nostri pensieri e delle nostre pulsioni, allora è possibile svincolarsi dal dominio degli inferi. O meglio, allora è possibile equilibrare meglio il rapporto tra luci e ombre in noi. Spesso, purtroppo, per destarci è proprio necessario raschiare il fondo per avere l’illuminazione liberatoria (non per niente il personaggio della carta tiene in pugno una fiaccola), perché cambiare è faticoso, è più facile perseverare nei medesimi atteggiamenti di sempre. In questo sta il nostro errore: credere che siamo qui per restare fedeli a noi stessi dal primo all’ultimo giorno: il mondo è un continuo divenire, è una continua trasformazione, perché noi invece dovremmo sottrarci testardamente? Il divenire è un eterno fluire, non una palude: questo è il monito dell’acqua raffigurata sullo sfondo della carta.
Approfondiamo meglio la nostra lama. Abbiamo un demone alato, con una torcia nella mano sinistra e che se ne sta ritto su di un globo o un piedistallo, alla cui base sono legate, tramite una corda, due figure tra l’umano e il ferino. Analizziamo i particolari con calma. Il diavolo ha il corpo azzurro (un colore che indica la connessione con il divino) ma volto, braccia e sesso color carne. Noi siamo anime incarnate in un corpo materiale (anche se la materia, come dimostra la fisica quantistica, non è quella che intende la fisica classica: a tal proposito vi consiglio la lettura de “Il Tao della fisica” di Fritjos Capra): il corpo del diavolo, per quanto dotato di zampe artigliate, è sacro, per questo è azzurro. Braccia, volto e sesso indicano invece le nostre azioni, i nostri pensieri/parole e le nostre pulsioni che invece vanno in senso diametralmente opposto, tanto da allontanarci dallo stato di grazia. Corpo e spirito, Razionalità e Sacro non si conciliano. Eppure la fiamma di Dio è proprio nelle mani di questo oscuro personaggio. La torcia che il diavolo stringe in pugno è doppia e ha la forma di una lama di spada. Allora mi è venuto da pensare che il braccio destro con la mano rivolta verso l’alto, la torcia e i due personaggi ferini siano i corrispondenti non ancora sublimati dei quattro viventi presenti nell’Arcano XXI, Il Mondo: se siamo in preda alle pulsioni peggiori è perché abbiamo ancora molto da lavorare per equilibrare i quattro semi degli Arcani minori. Secondo Jodorowski, l’Angelo, l’Aquila, il Leone e il Bue/Cavallo ai quattro angoli del Mondo corrispondono rispettivamente alle Coppe (l’emotività), alle Spade (l’intelletto), ai Bastoni (creatività e sessualità) e ai Denari (denaro, beni materiali, corpo). Inoltre i personaggi incatenati sarebbero da intendere come una donna (a sinistra, con i tre punti sul costato) e un uomo (a destra): il maschile e il femminile sono prigionieri e separati, non sono ancora stati fusi con il matrimonio alchemico. Gli opposti non sono ancora stati conciliati e sono in balia delle forze materiali. L’elmo del diavolo ha delle decorazioni che mi rammentano le antenne delle falene, esattamente come le corna ramificate dei due prigionieri: le antenne sono ricettive, sono in grado di catturare quel che sfugge agli occhi: siamo immersi nella materia grezza ma in realtà abbiamo tutte le capacità per aprirci all’invisibile!
Un altro aspetto curioso della figura centrale è che ha due o tre volti (tre se si considerano i seni e il sesso un terzo viso) che fanno la linguaccia: il male ci pare tanto orribile, ma quando riusciamo a superare i nostri atteggiamenti errati e ci voltiamo indietro a guardarli in modo distaccato, ci rendiamo conto di quanto fosse insensato il nostro modo di agire. Per questo il diavolo ha gli occhi strabici: per ricordarci quanto siamo incapaci di guardare in maniera obiettiva. Il volto sulla pancia e il colore azzurro della pelle invece mi hanno portato a fare un parallelo con le divinità indiane. Kali, Shiva e Vishnu hanno incarnato azzurrino. Kali fa la linguaccia. Shiva quando medita ha gli occhi socchiusi, un braccio sollevato e uno abbassato (come l’Arcano XV). Questi dei hanno quattro braccia (Kali in certe iconografie ne ha anche molte di più) e due sono sempre rivolte verso l’alto, due verso il basso. Come i simboli de Il Mondo. Il Diavolo quindi racchiude questo monito: lavora sul tuo Inconscio (il terreno nero e le acque stagnanti) per liberarti di ferite, blocchi, vizi, passioni negative, difetti, egoismo, visioni distorte di te stesso e del mondo, sublima la materia, conquista la fiaccola del Sé. Tu ora come ora, con tutti quei traviamenti, sei un demone, ma in realtà celi un dio!
Sto ancora riflettendo sul significato degli occhi all’altezza dei seni e delle ginocchia. Quelli raffigurati sul petto mi sembrano sottosopra e socchiusi: una ricettività che cerca di ribaltare la normale visione del mondo, come nell’albero capovolto di cui vi ho già scritto nel precedente articolo. Entrambe le paia hanno le palpebre cadenti, come se fossero in stato contemplativo: che stiano meditando sui due mondi speculari, quello materiale e quello spirituale?
Questa è la mia, personalissima interpretazione, quella che ha permesso a me di superare la paura e riprendere il cammino di evoluzione.
I Tarocchi, come ogni cosa, non sono negativi o positivi: acquistano quelle caratteristiche in base a come noi li consideriamo e li usiamo. Se vengono impiegati come strumento di saggezza allora ci forniranno dei consigli utili, ma se li useremo spinti dall’avidità, diverranno negativi. Jodorowski sconsiglia addirittura di capovolgere le carte per una ragione principale: i Tarocchi sono potenti, possono influenzare pesantemente i nostri pensieri. Un responso negativo si depositerà dentro di noi e ci farà agire di conseguenza, togliendoci ogni libero arbitrio. Già la posizione delle carte indica se ci troviamo di fronte a un blocco o a un pericolo: ad esempio Il Mondo alla fine di una stesa indica una realizzazione, ma in posizione iniziale o centrale un blocco, una chiusura su cui bisogna lavorare. Anche il senso di timore che si prova di fronte a determinati Arcani, come Il Diavolo, ci invitano a riflettere per scoprirne le ragioni e liberarci dei fardelli che ci portiamo.
Per oggi mi fermo qui e vi ringrazio per la vostra attenzione.
Elisabetta Ferri