Una lettura che mi ha lasciato in bocca un gusto prelibato; ne ho ammirato la misura, l’eleganza, il modo in cui gli autori sanno intrattenere senza mai imporre la loro voce.
In quella loro scrittura così particolare; coinvolgente nelle emozioni, nella richiesta di perdono di alcuni protagonisti o nell’ammissione nell’inettitudine a vivere di altri, oppure nella descrizione di un mondo completamente vulnerabile, dove in fondo la vita è il frutto di una sconfinata disastrosa tenerezza, di compassione per ogni concepibile debolezza, follia, bassezza e contraddizione.
Un libro contrario, laterale obliquo, affascinante perché si possono trovare rappresentazioni di psicologie elementari dove i personaggi e le vicende celano le nostre paure, le nostre passioni i nostri desideri primari. Il testo ha la struttura, l’impostazione tipica della Letteratura Fantastica e ci impone di scoprire un’altra verità, che si è disposti a coglierla solo se questa viene stravolta e in certi casi addirittura rovesciata.
Saveria e Mario con maestria usano spesso il sentimento del contrario, molti dei loro paragrafi vibrano di un’energia nuova, per essendo i temi di sempre: le emozioni, l’amore, il tempo, le parole, il sogno.
Leggere questo libro è come guardare l’altra faccia della Luna. Le figure fantastiche diventano reali e viceversa i cattivi e i buoni si scambiano i ruoli e niente, ma proprio niente, è come appare. “Il giogo dei ruoli” può vincere ogni logica e tutto può essere rovesciato all’infinito in un continuo gioco di specchi, dove ogni pagina rispetto a un’altra contiene il suo contrario, pagine che a rileggerle troveremmo un’altra opera di letteratura fantastica.