Può un singolo evento portare a cambiamenti strategici?
Possono le singole persone entrare nella storia stravolgendone il corso?
Certo che sì, ne ho avuto conferma dalla presentazione del libro “La pace viaggia in autobus” di Renato Ghezzi, avvenuta durante l’edizione attualmente in corso online della Fiera del libro di Cremona.
Partiamo dalla conseguenza, cioè che negli anni 1971-1972 le relazioni diplomatiche fra la Cina Popolare e gli Stati Uniti, interrotte dal 1949 dopo l’avvento del comunismo di Mao, si riaprirono.
Come andarono effettivamente le cose, quanto ci fu di improvvisazione sfruttata poi per raggiungere gli obiettivi, è ciò che scandaglia lo scrittore, dandocene anche un brillante e accurato resoconto verbale.
È stato molto interessante approfondire il contesto storico e culturale in cui ha preso origine la cosiddetta “diplomazia del Ping-Pong”.
Si partiva da una concezione molto diversa del tennis da tavolo: per la Cina non era solo uno sport facile da utilizzare per risollevare il morale delle truppe, ma era anche un modo per ottenere visibilità internazionale selezionando una squadra molto forte da mandare ai campionati del mondo.
Gli americani, invece, consideravano questo sport da “cantinari” (proprio così s’intitola un capitolo del libro).
Infatti era praticato nei club per lo più da amatori, regalava pochissima popolarità nonché scarso ritorno economico.
Quando le due nazioni arrivarono a Nagoya, Giappone per i campionati del mondo, l’imposizione data era che i giocatori cinesi non parlassero con gli americani, ma all’interno delle reciproche formazioni erano presenti due personaggi refrattari a qualsiasi ordine prestabilito…
Da una parte c’era il campione nazionale Glenn Cowan, un diciannovenne americano hippie che sognava di cambiare il mondo; completamente disinibito trovava del tutto naturale instaurare relazioni con chiunque.
Dall’altra, il trentunenne cinese Zhuang Zedong, atleta professionista, campione mondiale, si teneva altrettanto al di fuori da ogni schema politico… Con queste premesse, capitò che un giorno, Glen, al termine di un allenamento, per sbaglio salì sul pullman degli avversari.
Dopo un primo momento di imbarazzo incredibile Zhuang, come capitano, prese l’iniziativa non solo di andarlo a salutare ma anche di fargli un regalo.
Un disgelo inaspettato che al momento della discesa venne subito immortalato da una foto.
Proprio questo episodio diede origine a tutta una serie di decisioni, la prima fra tutte quella da parte di Mao di invitare in Cina la squadra americana.
Il viaggio, in teoria solo sportivo, assunse forti connotati politici, con evidenti segnali di disponibilità reciproca, come la visita nelle comuni agricole o alle università.
In questo momento particolare, in cui purtroppo si è acuito il sentimento di diffidenza verso l’altro, e ognuno tende a difendere i propri confini sia fisici che mentali, ascoltare le gesta di persone comuni che hanno scelto di aprirsi all’incontro e al dialogo fra diversi è stata una grande iniezione di fiducia nelle possibilità di riscatto da un presente dai connotati oscuri.
Lucia Dallabona